Nel pomeriggio di domenica 24 settembre si è svolta la tradizionale processione dell’Addolorata, culmine e chiusura del settenario di spiritualità mariana che ogni anno si celebra in onore e devozione alla Madonna. La celebrazione liturgica è stata aperta da una breve riflessione di Don Tarcisio, che come nelle sante messe celebrate in parrocchia, nelle quali ci è stato proposto la lettura del vangelo di Giovanni al cap. 19, 25-27, ci ha invitato a meditare sulla sofferenza e l’oblazione della Madonna sotto la croce. “Contempliamo quanto avvenne sul Calvario: Maria è stata da Gesù investita della missione di essere Madre di ogni discepolo che Gesù ama. Quando il Signore affida a una persona una missione le dà anche i mezzi per compierla. E perciò è certo che Maria ha ricevuto la capacità di fare da Madre, nell’ordine dello Spirito, a ciascuno di noi”.
“ In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”.
La processione con il simulacro ligneo della Vergine con sulle ginocchia il Cristo morto, si è snodata partendo dal viale delle Rimembranze, salendo poi in via Don Urbani, via Mirabella, via Brigata Lupi e via Donizetti, tra canti, preghiere e brevi meditazioni. Nel frattempo il tempo da incerto che era, si è messo al brutto dando inizio ad un furioso temporale con anche qualche chicco di grandine.
Don Tarcisio che portava la teca contenente la reliquia della Vergine, i chierichetti, i portatori del simulacro che da tradizione sono i sessantenni, pertanto i coscritti nati nel 1957, con la collaborazione di volontari che puntualmente ogni anno danno un valido aiuto, i carabinieri e qualche generoso fedele hanno piamente e con intrepido coraggio continuato la processione portandola eroicamente a termine riponendo la statua dell’Addolorata nella chiesa parrocchiale.
Luciano Tintori
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