Dal titolo sembra di aver sbagliato rubrica,ma non è così, fidatevi!
Perché questo mese parliamo degli spazi segreti della nostra chiesa, cioè quelli che di solito la gente non frequenta o addirittura non conosce.
Spazi neutri, nel senso di poco importanti, e spazi magici, per quello che contengono o per altre caratteristiche… come il fantasma del titolo, appunto.
Tra questi la sagrestia è la più conosciuta: molti ci entrano, per varie ragioni. Ma non tutti, forse, sanno che alcune parti degli armadi che la delimitano nascondono delle sorprese…
Se alcune ante contengono, come di norma per una sagrestia, arredi o paramenti, altre stupiscono.
Una, ad esempio, nasconde al suo interno un piccolo vano-confessionale, tutto in legno.
Nella sagrestia i tesori sono racchiusi in cassetti e stipetti, credenzini e armadi; ma sono anche appesi ai muri, come i quadri preziosi e i ritratti dei parroci, o appoggiati, come i crocifissi.
Una porticina defilata nasconde un piccolo vano, con tanto di finestra, usato per le confessioni: ospita un inginocchiatoio antico, posto di fronte ad uno splendido crocifisso che aiuta il pentimento e promette salvezza, una sedia per il sacerdote, un quadro molto interessante, ma da ristrutturare, oltre ad un affresco antico, ultimo ricordo dell’antico monastero di S. Margherita.
Mentre ammiro in silenzio l’affresco, entra una delle bravissime signore che si occupano della nostra chiesa come se fosse la loro casa: si china, apre lo sportellino dell’inginocchiatoio e prende uno strofinaccio pulito per le polveri, mostrandomi con aria complice l’altro, sporco, che ha in mano.
La seguo incuriosita e la vedo raccogliere un secchio con l’acqua sporca e avviarsi decisa ad un armadio: apre l’anta ed entra dentro l’armadio!
E’ così che ho scoperto che da lì si accede ad un lavatoio e ad un bagno.
Una porticina, sempre nella sagrestia, nasconde una scala dalla quale si può accedere al pulpito e poi salire ancora fino ad arrivare alla cantoria che ospita l’organo; proseguendo si può arrivare ad uno stretto passaggio, quasi un terrazzino aperto sul presbiterio, che consente di raggiungere ogni punto della cupola e, da un altro ingresso, tutte le pareti della chiesa.
Lo si vede, questo passaggio, dall’aula della chiesa, guardando con attenzione: consente una visuale dall’alto molto bella, permette di ammirare da vicino gli affreschi…ma è off limits per chi soffre di vertigini!
Ogni tanto, durante le celebrazioni, accade di vedere qualcuno (un fotografo, il sacrista, un addetto) aprire la porta parallela a quella della sagrestia, dall’altra parte del transetto.
Ci sono entrata per la prima volta nei giorni scorsi e ho scoperto che non porta solo al pulpito, ma nasconde anche un vano ripostiglio con tanto di soppalco, dove vengono ospitati banchi di riserva e altri oggetti ingombranti: non riesco ancora a capacitarmi come sia possibile, dalla ripidissima scala, far salire oggetti così pesanti; ma gli esperti dicono che non solo si può, ma che si fa, regolarmente.
Decido di fidarmi, ma anche di andare a vedere, una volta, coi miei occhi, San Tomaso insegna.
Non vi dico dov’è – eh dai, lasciatemi almeno un piccolissimo segreto! – ma nella nostra chiesa c’è una piccolissima finestrella segreta, nascosta dalle decorazioni che ricoprono la nostra chiesa.
Ce n’è una in tutte le chiese “vecchie” come la nostra o anche molto di più.
Nella chiesa della parrocchia della mia infanzia, questa si apriva dalle scale che dalla casa del sacrista permettevano di arrivare dentro la sagrestia, senza dover aprire la chiesa. Così, complice l’amicizia coi figli del sacrista, ogni tanto potevo aprire la finestrella segreta e guardare giù, dentro la chiesa, con un punto di vista davvero originale e senza essere vista da nessuno: mi sentivo davvero una privilegiata e, pensavo, quella era un’occasione d’oro per mandare un saluto a Gesù anche quando non si poteva entrare in chiesa.
Nella nostra chiesa permette dalla casa del parroco – ma solo visivamente – di dare una controllatina in chiesa, soprattutto quando rimane aperta tutto il giorno e si rischia che sia desolatamente deserta, o quando suona l’allarme, o solo, come facevo io, per dare un saluto speciale a Gesù.
Credo che non sia più usata, ai nostri giorni, ma a me piace pensare che qualche volta don Leone, o la signora Franca, mandino da lassù un saluto a Gesù.
E poi c’è il solaio. Che è composto da molti spazi, ma per me è soprattutto la grande stanza, con armadioni vecchi, cornici appese ai muri insieme allo stemma di un vescovo, un piano centrale sul quale sono sistemate alcune statue di santi ben ammantate da lenzuola e teli, per ripararle dalla polvere. (Qualcuno avanza la proposta di raccoglierle una volta, insieme con quelle poste nelle nicchie in chiesa, in una mostra al salone del s.Margherita…).
Come ben coperte sono anche le parti in vetro delle lanterne per le processioni, quelle della festa, e i tanti oggetti che riposano pazienti lassù, al riparo, in attesa di essere ripescati e messi in bella mostra in qualche occasione speciale.
La scatola che contiene il ‘paradisino’ – il mio pezzo preferito – non è coperta, così riesco a dargli ancora un’occhiata veloce.
Ma,mentre sono assorta nell’ammirazione di questi tesori, un fiato di vento mi sfiora. Guardo sorpresa le finestre: non saranno rimaste aperte, e se poi piove?
Ma no, sono proprio ben chiuse.
Mi volto di nuovo verso il contenuto di un armadio e ecco di nuovo un po’ di vento sfiorarmi, come una carezza leggera.
Sorpresa e anche un po’ inquieta, decido di lasciare la stanza e riscendere: ho visto, ho scattato le foto che mi servivano, posso tornare giù.
Ma ecco, dalla scaletta che porta all’organo, di nuovo sento scendere questo lieve vento, come se mi battesse leggero sulle spalle.
E vedo – o forse è solo un’illusione – qualcosa di leggero, trasparente, candido, fluttuare dentro la porta.
Dentro la porta e senza aprirla! Scendo le scale volando, arrivo trafelata in sagrestia, esco e suono il campanello di don Leone.
Gli racconto tutto d’un fiato, e lui mi sorride e mi dice: tranquilla, sciùra, è solo il fantasma del solaio!
Così anche ora voi sapete che nella chiesa, insieme a tante cose belle e a tanti tesori preziosi, c’è anche un fantasma gentile (così dice don Leone, almeno) che se ne prende cura.