il 23 settembre il giornale Araberara ha dedicato un articolo al nostro Parroco, riportiamo la parte pubblicata sul sito internet www.araberara.it
TORRE BOLDONE – INTERVISTA AL NUOVO PARROCO Mons. Locatelli visto da vicino: dall’infanzia (“Facevo il chierichetto, ma ero un po’ allergico alla Messa prima”) ai 19 anni al fianco del Vescovo Amadei. E, adesso, Torre Boldone, “con ansia, trepidazione e tanta speranza”
Quando il piccolo Alessandro vede la luce il 5 novembre 1958, la Diocesi di Bergamo sta vivendo uno dei momenti di sua maggiore gloria. Il bergamasco Angelo Roncalli, infatti, è stato eletto Papa, col nome di Giovanni XXIII, una settimana prima, il 28 ottobre. Il giorno prima della nascita di Alessandro, il 5 novembre, il Pontefice nativo di Sotto il Monte viene solennemente incoronato (all’epoca si utilizzava ancora la tiara papale). In casa Locatelli si festeggia quindi la nascita del primogenito di papà Attilio e di mamma Elisabetta; quattro anni dopo, nel 1962, arriva un altro figlio, Aldo. A distanza di sei decenni, mons. Alessandro Locatelli sta per compiere un altro grande passo nel suo quarantennale cammino sacerdotale. Domenica 11 settembre ha salutato la comunità parrocchiale di San Paolo Apostolo (una delle parrocchie della città di Bergamo) dopo 13 anni di presenza. Sabato 24 settembre fa invece il suo ingresso nella Parrocchia di San Martino Vescovo a Torre Boldone. I chilometri di distanza sono pochi, solo cinque, ma il passo è comunque rilevante. Mons. Alessandro riavvolge i nastri della memoria e torna indietro nel tempo. Torna nella Bonate Sotto degli anni Sessanta, quelli della sua infanzia e adolescenza. “Mio padre era di Ubiale Clanezzo, in Val Brembana; mia madre era invece Oltressenda Alta, precisamente di Nasolino, in Alta Val Seriana. Lui aveva lavorato alla Dalmine, poi era stato impiegato al Comune di Bonate Sotto e, infine, impiegato in Regione Lombardia. Lei era maestra.
Purtroppo li ho persi entrambi nel 2020 a 40 giorni di distanza l’uno dall’altra”. Che tipo era il piccolo Alessandro? “Ero piuttosto tranquillo. L’Oratorio però lo frequentavo molto poco, non ne ero appassionato – sorride – Facevo il chierichetto, ma un po’ a fatica. Ero un po’ allergico alla Messa prima che si faceva un tempo, perché bisognava alzarsi molto presto”. Però ad un certo punto ha scelto il cammino sacerdotale. “Devo dire che chi mi ha formato è stato il mio vecchio parroco, don Tarcisio Pezzotta, che è stato per me una figura di spicco, che mi ha formato e mi ha guidato verso questa scelta. La mia è quindi stata una vocazione nata guardando i preti del mio paese, don Tarcisio e il curato, che con il loro esempio e la loro testimonianza hanno inciso molto, mi hanno fatto scattare la molla. Io, infatti, volevo essere come loro”. Quando è entrato in Seminario? “Ho frequentato le scuole Medie in paese e poi sono entrato in Seminario. Già dopo la quinta Elementare, però, qualcosa stava già maturando dentro di me, ma i miei genitori mi avevano detto: ‘sei troppo piccolo per entrare già in Seminario, aspetta’. E così ho aspettato, ma il seme era già stato messo”….
Potrete leggere l’articolo completo sull’edizione del 23 settembre di Araberara