La lettera di Padre Fulgenzio per il suo 84° compleanno

Non voglio spegnere le 84 candeline…

Oggi 10 marzo 2021 vorrei, all’alba dei miei 85 anni, accendere altre 84 candeline e poi ancora 84 e alte ancora per così potere illuminare il mio cammino e il mondo intero.
La prima parola che vorrei dire oggi è grazie. Grazie a tutti gli amici che mi hanno accompagnato nei miei lunghi anni. Grazie a tutti quegli amici che mi hanno accompagnato nei campi di lavoro in Kenya, in Tanzania, in Messico e nelle favelas del Brasile.
Grazie a tutti voi che insieme abbiamo potuto realizzare il Villaggio della Gioia, il Villaggio della Luce, il Noviziato e la grande casa di Preghiera che sta per essere ultimata a Dodoma, nuova capitale della Tanzania.
Grazie per avere sostenuto la nuova Congregazione delle Mamme degli Orfani che sta fiorendo nella chiesa di Dio e nel mondo intero.
Oltre al grazie vorrei sottolineare la parola SPERANZA. Quella speranza che ci ha sostenuto in progetti ‘pazzi’ ma realizzati. Ma non di quella speranza tutta e solo umana che è sciocca ipoteca su un futuro incerto, ma che è sostanza di cose sperate e poi realizzate.
Ora vorrei meditare su una vita giunta al traguardo dei suoi 84 anni.
84 anni: tempo significativo e prezioso nel quale si è dipanata la mia storia. E la Bibbia dice che è importante “fare memoria” della storia che ci precede.
Dice infatti il Deuteronomio, uno dei libri della Bibbia: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore Dio ti ha fatto percorrere in questi anni“. Durante questo lungo cammino ho fatto esperienza di essere perdonato, nutrito e amato da Dio.
Ho potuto riconoscere sempre un nuovo rapporto con Dio, quello del figlio guidato, amato anche nei momenti oscuri e bui, da un padre che ama. In questi 84 anni ho riconosciuto la verità della mia povertà: non io solo ho fatto qualcosa, ma il Signore ha fatto tutto attraverso di me, nonostante me.
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore ti ha fatto percorrere in questi anni”. E questa Parola di Dio è stata per me una perenne, riconoscente, a volte incomprensibile memoria, che mi ha accompagnato in questi lunghi anni. E nella memoria ho capito che tutto è storia sacra. L’eterno missionario che è lo Spirito Santo, l’ho sentito camminare accanto a me, dentro di me, senza che ne vedessi le impronte e ne sentissi il Suo respiro.
Alla sua scuola ho imparato che il sentiero della vita deve essere un sentiero che conduce verso gli altri, come Cristo è sceso dal Cielo PER noi, come Lui, lo Spirito Santo è disceso per noi, su di noi, e dentro di noi ufficialmente nel santo Battesimo e nella Cresima e scende ogni volta che lo preghiamo.
Accogliere il messaggio del Vangelo, ricevere il Signore in verità significa trasmetterlo. Ho sentito dentro di me un’ansia missionaria che mi ha ferito il cuore al pensiero che l’Amore non è compreso, non è amato; il Cristo è indesiderato ed ho cercato di intraprendere strade, a volte difficili, rischiose e sconosciute, nelle quali mi sono sentito impegnato e chiamato in prima persona.
Durante il cammino nel deserto Israele si è nutrito di manna, cioè di ciò che è solo DONO DI DIO, senza ammucchiare per se stesso e per il domani, ma in spirito di SOLIDARIETÀ, nella condivisione del pane quotidiano secondo i bisogni di ciascuno. La solidarietà è ed è stata una realtà viva che ha arricchito e dato consolazione alla mia vita.
Ho camminato spesso da solo, ma mi son sempre sentito unito, mi son sempre sentito “Chiesa” ed ho dato a Gesù il tempo di questi anni, il mio cuore, le mie mani e i miei piedi: “ Cristo non ha più mani, voi siete le mani di Cristo, Cristo non ha più piedi, voi siete i piedi di Cristo “. E mi son sentito chiamato in prima persona, ed ho sentito su di me una enorme responsabilità.
84 anni. Non per vivere di ricordi nostalgici, ma per vivere ogni giorno e ricominciare sempre da capo.
Spesso, nel percorso della mia attività, mi son sentito come il piccolo Davide di fronte al gigante Golia.
Di fronte a me e accanto a me un mondo impazzito, sconvolgente e volutamente impotente per compiere opere di vita, per soccorrere, aiutare e tentare di salvare almeno le creature le più fragili, innocenti, impotenti come sono i bambini orfani e di strada. E nel mio piccolo ho potuto scagliare, scagliare pietre contro il Golia di oggi: contro l’egoismo, l’indifferenza, la malvagità, contro il male, nel tentativo di far un poco rinsavire questo nostro piccolo e caro mondo, di far si che si ritrovi l’anima, quell’anima creata da Dio e a sua immagine e somiglianza. Gli ultimi 20 anni sono stati i più densi di opere, i più ricchi di doni e di grazie, i più pesanti nel portare la croce, e i più proficui per tanti e tanti piccoli orfani e ragazzi di strada e per migliaia di studenti.
C’è stata una lettera scrittami dal mio Padre Generale, Padre Ottavio d’Egidio, proprio il giorno di Natale del 2003. IL 2003: anno di forti tensioni nel mio spirito, di dubbi e di paure, ma la lettera del mio Superiore Maggiore mi ha ricaricato, portato luce sfolgorante, rinnovata voglia e nuovo entusiasmo.
Il mio Superiore Generale, al mattino di Natale, così mi ha così scritto:
“ho ricevuto con piacere i tuoi auguri e il tuo ritorno gioioso al Villaggio della Gioia: il sorriso di un bambino è il sorriso di Gesù che ti corre incontro; è Lui stesso che lo dice: quello che avete fatto ad uno di questi piccoli lo avete fatto a me; quindi avanti con la certezza di camminare sulla strada giusta“.
E sono andato avanti fino ad oggi con sempre più coraggio, con sempre più sacrificio, con sempre più gioia.
La mia Congregazione dei passionisti è ricca di santi e di beati. Scelgo una frase che un nostro Beato, padre Domenico Barberi che spesso diceva: il passionista è destinato a riposarsi solo dopo la morte.
E io questa frase la ripeto ogni giorno e la voglio vivere fino in fondo e dico al passionista Padre Fulgenzio che il tempo del riposo non è ancora venuto.
Ed allora, non voglio spegnere le 84 candeline, ma accenderne di nuove per dare più luce al mondo intero.
Gesù ha detto: voi siete la luce del mondo.
Amici, abbiate la mia riconoscente preghiera e la mia benedizione.
Amici, un regalo per tutti voi: la foto di queste mie due figlie, Stella e Anuarite che tentano, sulla spiaggia del nostro oceano Indiano, carpire due stelle per portarle sulla terra.

Baba Fulgenzio