Un corpo… “preparatomi da Dio” Il mio corpo è stato preparato per me da Dio. È il primo spunto, dal quale nascono di riflesso tutti gli elementi che nell’estate prossima i ragazzi scopriranno. Dio, ha preparato, ha costruito, ha curato fin dal principio il corpo della Sua creatura, facendolo a Sua immagine e somiglianza (Gn 1,27). Per comprendere meglio ciò, è utile rileggere le parole di Giovanni Paolo II: «Il Creatore ha assegnato all’uomo come compito il corpo. A ciascun cristiano è chiesto di divenire il proprio volto – l’elemento più personalizzante del corpo -, realizzando quell’unicità creata e voluta da Dio, e tutto questo in riferimento all’uomo compiuto (Ef 4,13), Gesù Cristo. L’immagine e somiglianza con Dio trova proprio nella corporeità il suo culmine. Del resto, tutta l’esperienza della salvezza, dalla creazione all’incarnazione fino alla resurrezione della carne ha il suo centro nel corpo: caro cardo salutis, «la carne è il cardine della salvezza» (cfr. Tertulliano). «Un corpo mi hai preparato», appunto, e con questo corpo io vivo tutto il mio tempo, le mie azioni, le mie relazioni, la mia fede.
Un corpo… “la mia unicità” Il corpo è appunto la forma di una grande comunità, che è quella umana, ma anche il particolare che rappresenta l’unicità e l’irripetibilità di ogni vita e di ogni persona. Si potrebbe dire, forse facendo sorridere qualcuno per la profonda banalità del mio pensiero, che “il mio corpo sono io”. D’altronde è radicale in ogni caso riflettere su come ognuno di noi nella propria vita debba fare i conti con il corpo. Da una parte riconoscendone le ricchezze, ma dall’altra – sempre più attuale nelle nostre giovani generazioni – coesistendo e coabitando con le mancanze, i difetti, i canoni di bellezza posti dagli altri e dalla società. Allora riconoscere insieme ai ragazzi il grande dono dell’unicità del proprio corpo sarà uno degli obiettivi della prossima estate. Nella profonda consapevolezza che la maturità si raggiunge anche riconoscendo il bello di essere se stessi.
Un corpo… “per esistere con gli altri” La gioia di ricevere un dono, sappiamo bene, provoca due possibili vie. L’egoismo di chi tiene e desidera ancora. Oppure l’implicita istanza interiore di ridonare, di ricreare gioia e scambio. Così dovrebbe funzionare anche con il grande dono del corpo. Se è vero che è ricevuto, allora deve essere donato. E a chi, se non all’altro? Un secondo spunto che nasce dal tema del Cre 2013 è proprio la missionarietà della dimensione corporea, che spinge all’utilizzo del proprio corpo nella relazione con il prossimo. Uno strumento quindi per raccontarsi, per giocare, per conoscersi, per coltivare amicizie. Per servire, per aiutare, per pregare. Un corpo per imparare ad amare. Nell’estate prossima sarà bello scoprire insieme che con il corpo non solo si costruisce la propria vita, ma si contribuisce a scrivere anche la storia degli altri.
Un corpo… “appello e memoriale per il Cre” Questo tema, che certo contiene mille altri possibili spunti di riflessione e di crescita, è un piccolo “corpo” donato agli oratori. Ed in questa corporatura, nella sua forza, ma sicuramente anche nei suoi punti di debolezza, speriamo che ogni piccola comunità del Cre (anch’essa corpo, come il grande corpo della Chiesa) possa trovare le emozioni e le gioie che ogni esperienza estiva lascia sempre ed indelebilmente sulla pelle. E con il proprio corpo, perchè solo con quello si può fare, ciascuno possa cogliere i frutti che la prossima estate saprà donare ad ognuno di noi.